IL PROGETTO
La politica in disaccordo, la ricerca dei fondi, il cantiere
«Più di 20 anni dopo l’inizio di questo progetto per un nuovo ponte tra la città di Alessandria e la vecchia Cittadella, sono estremamente lieto di aver completato questo nuovo legame moderno tra il passato e il futuro della città. Speriamo che questa nuova struttura favorisca la vita civica della comunità locale e la rivitalizzazione urbana attorno al sito, alla Cittadella del XVIII secolo e a Piazza Gobetti».
Con queste parole, il 23 ottobre 2016 l’architetto Richard Meier celebrò l’inaugurazione del ponte che porta il suo nome, voluto fortemente dal sindaco Francesca Calvo e costruito al posto dello storico Cittadella, abbattuto nel 2009.
«Il vero successo del progetto non è stato solo riportare le persone verso il fiume, ma rendere la zona pedonale del ponte la piazza più ambita della città e il luogo più straordinario per incontri sociali per i cittadini di Alessandria», disse invece Dante Benini, fondatore e capo architetto della Dante O. Benini & Partners Architects che portò a termine l’opera. Parole che, ormai a otto anni di distanza, possiamo dire essere ‘realizzate’ solo parzialmente.
Stando a quanto si leggeva nella progettazione, “il ponte prevede la separazione del traffico veicolare da quello pedonale. La carreggiata stradale è formata da tre corsie veicolari per una larghezza totale di metri 10,50 dimensionate secondo il vigente codice della strada. La piattaforma pedonale, destinata anche al transito delle biciclette, è situata sull’asse del vecchio ponte e costituisce il un primo vero spazio pubblico sospeso sulle acque del fiume. Ha una larghezza che varia tra metri 13 e metri 7 ed è realizzata con una pavimentazione in legno».
«Il Ponte Meier – si leggeva ancora nel documento – va ad aggiungersi alla già nutrita serie di opere infrastrutturali sul nostro territorio di tipologia a campata unica (di metri 176,40). La campata è composta da tre elementi principali: l’arco, la piattaforma destinata al transito pedonale e la piattaforma destinata al transito veicolare, separate tra di loro. Questi elementi sono curvati attorno ad uno spazio vuoto centrale a forma di mandorla e interconnessi attraverso travi e cavi d’acciaio che configurano il modello strutturale».
«Richard Meier & Partners Architects (con la direzione lavori di Dante O.Benini & Partners Architects) – ricorda Franco Trussi, assessore della Giunta Fabbio ai tempi della costruzione del ponte, che sarebbe poi stato inaugurato dalla Giunta Rossa – ha definito tutte le fasi di esecuzione, curando ogni dettaglio di materiale, tra cui la pavimentazione della carreggiata ciclo-pedonale con un legno trattato e resistente utilizzato per le lavorazioni navali. Meier aveva carta bianca, e avrebbe disconosciuto l’opera qualora non fossero state rispettate tutte le indicazioni previste per la sua realizzazione».
«Quando diventai assessore ai Lavori pubblici, nella stanza lasciata dal mio predecessore c’era un tomo visibilmente messo da parte, quasi abbandonato. Chiesi al segretario che cosa fosse e mi rispose che era il progetto del ponte Meier… – ricorda ancora Trussi – Questo testimonia quando l’Amministrazione precedente alla nostra credeva nel piano. Tanto da far infiltrare del cemento sotto la soglia del vecchio Cittadella».
Come si arrivò alla definizione dell’iter e alla simbolica posa della prima pietra?
«Nella primavera del 2009 sfiorammo ciò che l’attuale Pai regionale fa presagire come evento disastroso: una piena contemporanea di Tanaro e Bormida. Allora le due piene ci furono, ma una prima dell’altra. Il che evitò quell’effetto di ritorno delle acque che sarebbe stato disastroso. Passati quei giorni di paura, l’allora prefetto Castaldo convocò gli enti interessati alla sicurezza del territorio per discutere dell’abbattimento del Cittadella. Nelle settimane successive, a Parma venne convocato un ‘tavolo’ dal nuovo direttore Aipo, Fortunato, che domandò a me per primo come mai non era ancora stato fatto, visto che al Comune di Alessandria erano già stato girati 15 miliardi di lire negli anni precedenti».
Risposta?
«Semplice: noi, per via di altri lavori effettuati come quello sul Cittadella citato prima, avevamo in cassa 3 milioni di euro. E il progetto Meier ne valeva 20, in totale. Cos’avremmo potuto fare? Fu la svolta, perché il numero 2 della Protezione civile, un certo Menduni, mi chiese qualche giorno di tempo per tornare a Roma alla ricerca di altri fondi. Ebbene, passarono solo quarant’otto ore e mi telefono per dirmi che aveva trovato altri 3 milioni di euro. Potevamo partire».
Restava però ancora una bella cifra ‘scoperta’…
«A quel punto fu un’operazione corale: 3 milioni li mise appunto la Protezione civile, altrettanti il Comune. Qualche milione – sottolinea l’ex assessore – lo aggiunse la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria guidata dal presidente Taverna, 1 milion la Provincia. Incontrai poi Daniele Borioli, all’epoca vicepresidente della Regione Piemonte a guida centrosinistra, certo non favorevole all’opera. Gli domandai cosa volessero fare e lui mi rispose che avrebbero messo tanto quanto lo Stato. Io, sapendo da Menduni quanto era disposta a fare la Protezione civile, glielo feci ripetere al primo ‘tavolo’ disponibile. Borioli, a quel punto, impegnò la Regione per altri 3 milioni. Avevamo trovato i 15 milioni necessari per la costruzione del ponte Meier. Ma un altro passo ricordo come importante».
Quale? «La scelta di incaricare lo studio Bosetti & Gatti, specialista in appalti pubblici, dell’iter, con l’ingegner Marco Neri del Comune nel ruolo di Rup e la Prefettura di Alessandria co-protagonista e partner grazie alla firma del patto di legalità relativo al progetto e alla costruzione della nuova struttura ideata dall’archistar americana».
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