Esercitarsi con la memoria è un’azione complicata perché il ricordo, inevitabilmente, fa i conti con il tempo che passa, con l’esperienza accumulata e con il presente.
L’alluvione del 1994 è stata la prima di un’epoca nuova, lo spartiacque tra un evento eclatante, capace di rimanere nelle cronache per settimane, e l’ordinarietà delle piene, delle allerte e delle inondazioni che si susseguono numerose ormai ogni anno, e più volte in un anno. Pur senza replicare – fortunatamente – la catastrofe del ’94, il nostro territorio è stato più volte coinvolto in eventi al limite, o alluvioni vere e proprie. Il cambiamento climatico, coi suoi fenomeni meteorologici straordinari ed estremi, si porta dietro anche una sorta di assuefazione verso eventi disastrosi sempre più diffusi in tv, dai giornali e sui social network.
Nelle celebrazioni del ricordo di un fatto sconvolgente come la ‘nostra’ alluvione, compito di un’Amministrazione pubblica è quella di mantenere accesa la memoria attualizzando gli insegnamenti e l’esperienza, acquisiti a caro prezzo.
L’alluvione del 1994 ha creato un sistema istituzionale e di volontariato capace di intervenire tempestivamente e ha donato all’intero Paese un corpo di volontariato, confluito nella Protezione Civile, capace di gestire le emergenze insieme alle altre Forze dell’Ordine. Oggi quel sistema rischia di entrare un po’ in crisi ed è necessario rilanciare lo spirito di collaborazione dell’epoca per interessare i giovani all’impegno e all’aiuto reciproco. Ugualmente, occorre puntare l’attenzione verso lo studio interdisciplinare delle materie da applicare all’aiuto delle comunità locali nella prevenzione, nell’aiuto e nella ricostruzione in sicurezza dei luoghi colpiti da calamità naturali.
In secondo luogo, serve applicare le nostre competenze al servizio della Comunità, affinché lo sviluppo urbanistico sia adeguato al cambiamento climatico e alla crescita dei rischi che ciò comporta: la ripetitività degli eventi catastrofici è diventata sistemica a tal punto da rendere improprio lo stesso uso del termine “emergenza”. La Città di Alessandria deve perciò saper convivere coi suoi fiumi e organizzare la propria pianificazione urbanistica in modo tale da non mettere a rischio le persone, le proprietà e i luoghi di abitazione, lavoro e tempo libero.
L’esercizio della memoria collettiva messa in atto anche attraverso il progetto “Memoriale Alluvione 1994” è funzionale a restituire attimi, fotografie, testimonianze, luoghi profondamente cambiati della nostra città non solo a chi c’era, ma soprattutto a chi non era ancora nato, ma ha nelle sue mani il futuro della nostra Città.
Giorgio Abonante
Sindaco di Alessandria
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