Ricostruzione

Ricostruire è stato un verbo ripetuto più volte, preceduto dall’imperativo bisogna. Non s’era ancora finito di spalare fango, di rimuovere i rifiuti e di elaborare il lutto, che già si pensava al dopo. A ricostruire, appunto, per riconsegnare Alessandria alla normalità rendendola, possibilmente, migliore.

 

S’è ricostruito tutto quanto possibile, a cominciare da quella parte di ospedale (in particolare il Pronto soccorso) messa fuori gioco dall’esondazione del Tanaro, un’alluvione che è stata occasione di restyling, ma anche di ricollocazione, con incentivi a chi era disposto a trasferire la propria attività in zone di sicurezza, o presunta tale.

 

S’è ricostruita, da cima a fondo, la scuola Bovio, con tante grazie agli Alpini impegnati come muratori. La ricostruzione ha riguardato impianti sportivi, l’ex sanatorio Borsalino, la linea ferroviaria per Asti, una porzione di borgo Rovereto, il nucleo più antico della città… È stata possibile grazie a chi si è rimboccato fisicamente le maniche e a chi s’è immerso nelle scartoffie di una burocrazia che, già in situazioni “normali”, è devastante. Figurarsi nell’emergenza.

IL RICORDO Mariano e quell’atto notarile che fece ripartire Mino La testimonianza: «Gli imprenditori si rimboccarono le maniche e decisero di investire.

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