DI NUOVO A CASA
Il ritorno dei grigi al Moccagatta con due gare iconiche
“Un’alluvione finisce anche così, con ventidue giocatori in braghette corte che entrano in campo. E undici hanno la maglia grigia. E il campo si chiama Moccagatta. E quel che c’è intorno si chiama Alessandria”.
Una perfetta ode al Moccagatta, firmata Alessandro Baricco, che celebra così il ritorno dell’Alessandria sul suo campo, il 22 gennaio 1995, 80 giorni dopo l’alluvione. I tabellini, alla voce “Note”, riportano: “fondo in terra battuta”. Di erba nemmeno a parlarne: sarebbe stato impossibile, c’era troppo poco tempo a disposizione. Al ‘Palli’ ci sarebbe stata ancora la disponibilità a ospitare i ‘cugini’, ma Gino Amisano, che nel mondo dei motori sa bene come si costruiscono i risultati, sa altrettanto bene che i Grigi hanno bisogno di un ‘additivo’: la gente del Mocca, i tifosi, gli appassionati, la Nord, le magiche parterre capaci di pesare, e tanto, sui risultati.
Così, dopo l’ennesimo passaggio dei rulli per spianare il campo, si può finalmente giocare. L’avversario è la Spal, che in panchina ha un ex, Giancesare Discepoli, mentre gli uomini sono guidati da Gianfranco Motta, subentrato a Giorgio Roselli, il tecnico che era in panchina il 6 novembre 1994. Amisano ha invitato Max Biaggi, uno dei piloti con il casco AGV, che nei giorni immediatamente successivi alla tragedia era stato in città per dare un contributo concreto e aveva promesso al presidente: “Appena tornerete al Moccagatta sarò in tribuna a tifare per i Grigi”. È stato di parola. In tribuna si siede accanto a Francesca Calvo (un po’ stupito, a dire il vero, di vedere un sindaco alla guida della città) e si gode una bella partita, impreziosita dal gesto dei sostenitori spallini, che raccolgono fondi e li consegnano agli alessandrini. “È un giorno di ritorno alla vita”, e lo è anche grazie a una vittoria: 3-1, con reti di Carletti e doppietta di Damiani.
Per rivedere l’erba si dovrà aspettare la fine della stagione, anche accelerando i tempi. Amisano, infatti, è riuscito a ottenere un sì da Silvio Berlusconi per un’amichevole con il Milan, che inaugurerà il nuovo manto erboso. La caccia ai biglietti diventa frenetica, sugli spalti c’è tutta la stampa nazionale, tutti vogliono vedere i rossoneri, Berlusconi e Adriano Galliani, ma anche ammirare un piccolo miracolo di provincia. Là dove c’erano acqua e fango, adesso si erge uno dei manti più belli. È la sera del 28 luglio 1995, il traffico in città va in tilt e i biglietti vengono bruciati in fretta. In campo, con la maglia rossonera, c’è Roberto Baggio, che indossa un insolito numero 18 e ha molto da dimostrare con il pallone, dopo mesi di chiacchiere. Ci sono anche Weah, che il popolo milanista non vede l’ora di scoprire, il capitano Baresi, Maldini, Panucci, Costacurta, Boban, che sostituisce l’infortunato Albertini, Eranio e Desailly.
L’Alessandria regge bene l’impatto, impegna anche il portiere Ielpo, ma dopo 22 minuti capitola con una doppietta di Marco Simone, ispirato dal ‘divin codino’, mentre in tribuna Silvio Berlusconi gongola. Nella ripresa Capello cambia quasi tutta la squadra, e la terza rete arriva con Paolo Di Canio. I Grigi non sfigurano e, nelle casse della società, finiscono oltre 300 milioni di lire, l’intero incasso. Questa volta a sorridere è proprio Amisano. La sua Alessandria è definitivamente tornata a casa: il Moccagatta è più bello che mai, illuminato dai colori rossonero e grigio, in uno stadio che il 6 novembre 1994 era in ginocchio e, otto mesi e mezzo dopo, è di nuovo in piedi, fiero e splendente, un vero tempio del calcio italiano.
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