LO SPORT RIPARTE
Arrivano i fondi: il lento ritorno alla normalità
Il Moccagatta, ma anche il palazzetto dello sport, oggi PalaCima, dove nel novembre 1993 l’impresa edile aveva completato la messa in posa del fondo in linoleum. La pista di pattinaggio e i campi della Nuova Boccia, il centro sportivo comunale Orti, proprio alle spalle dello stadio, dove sono cresciuti campioni del tennis italiano. Il circolo Canottieri Tanaro, il Centro ippico, le palestre delle scuole. Il campo da calcio ‘Picchio’, la casa del Gs Orti, il cuore di quell’oratorio scuola di pallone e di vita.
E altri campi da gioco e da allenamento, in via Michel, a San Michele, a Casalbagliano. Il circolo della Cassa di Risparmio di Alessandria (la Saves), il poligono di tiro, la sede del Dlf Motonautica. E Casale, Felizzano, Masio, Isola Sant’Antonio, Morano, Oviglio, Ronzone, Terranova, a Guazzora. Un elenco infinito, sulla scrivania di Carlo Gandini, all’epoca presidente del Coni provinciale, un fascicolo con la scritta “Alluvione” e, a caratteri ancora più grandi, “In evidenza”. Che, ora dopo ora, diventa sempre più spesso. Con foto, relazioni, cifre. La somma che cresce, otto miliardi e mezzo di lire di danni allo sport, l’80 per cento nel capoluogo, società che in poche ore hanno visto sparire anni di lavoro e di sacrifici e si sono ritrovate senza tutto.
Ma con il Coni al fianco: la mattina del 7 novembre Carlo Gandini, il suo vice Roberto Pareti, tutta la giunta e lo staff tecnico sono riuniti nelle stanze del comitato, in via Piave. Si raccolgono dati, si cercano i dirigenti e Gandini, immediatamente, attiva un filo diretto con Torino e con Roma. È determinato, passa giorni al telefono, scrive, insiste. E porta il ‘caso Alessandria’ alla ribalta televisiva nazionale. È battagliero: Mario Pescante, presidente del Coni nazionale, e Lello Pagnozzi, il segretario, sono i suoi interlocutori, tempestati di chiamate e fax, e c’è un contatto continuo anche con l’architetto Franco Vollaro, responsabile del Centro Studi Impianti Sportivi, per avere, tempo zero, i moduli per la richiesta di risarcimento.
Nasce così l’idea di chiedere di destinare agli impianti spazzati via e ai club in ginocchio il ricavato di un concorso del Totocalcio, perché allora la schedina era un rito degli italiani. La richiesta affidata all’inviato della Rai, perché Gandini sa bene che rivolgere a una platea così ampia una risposta concreta aiuta a esercitare una pressione positiva su chi deve decidere. Succede davvero in fretta: sette giorni dopo la tragedia, il 13 novembre, il ricavato di Totocalcio e Totogol va alle società colpite. La serie A è ferma, ma la risposta degli italiani è massiccia e il Coni, che gestisce i due concorsi, può destinare, immediatamente, quindici miliardi di lire. Intanto, il comitato provinciale è in funzione h24, e Gandini non esita a pungolare i Comuni, quando si accorge che c’è il rischio concreto di perdere i finanziamenti per un ritardo nella richiesta o un documento mancante.
Solo per Alessandria le cifre sono grandi: un miliardo e 650 milioni di lire per il Moccagatta, un miliardo e 38 milioni per il palasport, 451 milioni per il Csc Orti, 146 milioni per la piscina comunale, 228 milioni e mezzo per i campi da calcio di San Michele e Casalbagliano.
Senza dimenticare il capitolo, delicato, del campo scuola: 120 milioni di lire, previsto uno stanziamento di 100, ma il dato lievita perché la Protezione Civile requisisce l’impianto per realizzare una tendopoli, i mezzi pesanti che passano più volte al giorno sulla pista. Tutto da rifare, 550 milioni di lire per riportare la struttura alle origini, a disposizione di atleti e studenti. Per il Coni è troppo per farsene interamente carico.
Gandini non ci sta: chiama la Fidal (Federazione italiana atletica leggera) e il Ministero della Pubblica Istruzione, sollecita “un intervento eccezionale”. È una battaglia lunga: l’investimento complessivo per il ripristino si chiude dieci anni dopo, nel 2004, pista, spogliatoi, illuminazione. Il Coni provinciale fa della perseveranza, sempre argomentata, la sua strategia: quando serve, si battono i pugni sui tavoli dove si decide, a chi è a capo degli uffici nazionali Gandini ribadisce «per noi l’emergenza sarà chiusa solo il giorno in cui anche l’ultimo problema sarà risolto».
E a chi gli chiede, anche a distanza di anni, la ragione di tanta energia, dà sempre la stessa risposta. «La spinta decisiva l’ha data don Gino Casiraghi, il parroco degli Orti. Il giorno dopo l’alluvione sono riuscito a mettermi in contatto con lui, mi ha detto che la domenica successiva le squadre del Gs Orti sarebbero comunque scese in campo. É stato il segnale, per noi uomini di sport, della volontà di ricominciare, anche da un allenamento e da una partita. Tutti noi siamo ripartiti con lui».
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