IL RICORDO

Mariano e quell'atto notarile che fece ripartire Mino

La testimonianza: «Gli imprenditori si rimboccarono le maniche e decisero di investire. Oggi iniziative del genere sarebbero molto più complicate»

Di atti ne ha sottoscritti per così, il notaio Luciano Mariano. Ma ce n’è uno che gli è rimasto ancorato nel cuore, benché sia vecchio di quasi trent’anni.

Il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria, uno dei legali più celebri della provincia, va indietro con la memoria fino al 1995. La Mino, rinomata azienda specializzata nella fabbricazione di laminatoi, era stata devastata qualche settimana prima dal Tanaro che aveva invaso (anche) Astuti, la borgata di San Michele dove lo stabilimento ha ancora sede.

«Negli uffici erano perfino finiti alcuni vitelli che la corrente aveva trascinato da allevamenti che sono nella zona prossima al Tanaro» dice il notaio. Ma, al di là di questo aspetto che può essere archiviato tra quelli “più curiosi”, va detto, soprattutto, che una delle principali aziende della città era stata devastata. Completamente.

Però non ci si perse d’animo, e Mariano rievoca la cosa quasi con affetto: «Importanti imprenditori alessandrini raccolsero una sfida epocale, decidendo di investire capitale per fare ripartire la Mino. Si impegnarono con cifre molto significative. Però, al di là dei numeri, mi piace evidenziare la voglia diffusa di non darla vinta all’alluvione, di non piangersi addosso ma, al contrario, di rimboccarsi le maniche e iniettare capitali, scommettendo sulla rinascita».

Astuti, lo stabilimento della Mino invaso dall'acqua

Le 500mila lire del barbiere

Mariano fu incaricato di redigere l’atto notarile. «E quello è stato certamente uno dei documenti più importanti che ho sottoscritto in tutta la mia carriera» sostiene, evidenziando che «probabilmente, al giorno d’oggi, non si troverebbero imprenditori altrettanto illuminati, propensi a investire per ripartire, dopo una catastrofe inimmaginabile».

In quel periodo, Mariano seguiva anche piccoli commercianti, oltre ad associazioni di categoria. «Sono stato testimone diretto di gente che non s’è data per vinta, ma anche, purtroppo, di qualcuno che non ha avuto la forza di riavviare l’attività. Penso ad esempio a un barbiere di corso Virginia Marini: necessitava di 500mila lire, non le aveva e non trovava banche disposte a sostenerlo».

I più, comunque, non si sono arresi. «Un esempio eclatante è quello del ristorante Il Grappolo – ricorda il notaio – Il 6 novembre 1994 venne devastato dall’alluvione, l’8 dicembre accolse di nuovo la clientela. E cito anche il proprietario del negozio Stil Lux: disse chiaramente che non avrebbe voluto riaprire mai più, invece, dopo il comprensibile sconforto iniziale, si impegnò e fece decollare nuovamente l’attività. Penso che, al giorno d’oggi, lo scoramento prevarrebbe e solo pochi avrebbero la voglia e la forza di ricominciare da capo».

Massimo Brusasco

Massimo Brusasco (Alessandria, 1970), giornalista professionista, è redattore del giornale 'Il Piccolo' dai primi anni Novanta. Si occupa di cronaca, con particolare attenzione alla “vita dei paesi” e a quei personaggi che, solitamente, non fanno notizia. Ha collaborato con altre testate locali e preso parte a trasmissioni radiofoniche e televisive. Dal 2002 conduce 'Il salotto del mandrogno', talk show dedicato alla provincia di Alessandria e ai suoi protagonisti. Ha vinto concorsi letterari e pubblicato libri, in particolare biografie e romanzi. Autore Siae, scrive per il teatro e il cabaret; è direttore artistico della Compagnia Teatrale Fubinese. Dal 2024 presiede il Gruppo Aido di Fubine Monferrato.

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