LA CORSA PER LA SICUREZZA
L’ingegner Marco Neri ricorda quanto fatto nel primo periodo dopo l’alluvione
L’ingegner Marco Neri, dal suo punto di vista privilegiato di Palazzo Rosso, ha vissuto in prima linea non solo gli anni dell’alluvione, ma anche quelli della ricostruzione. Ponti compresi, perché dopo il 1994 non è stato realizzato solo il Meier, ma anche il Tiziano e il nuovo collegamento del rione Orti.
«Quando si parla del progetto del ponte Meier – ricorda – il problema grosso era ovviamente l’abbattimento del Cittadella. Con il grande equivoco portato avanti per anni dalla Soprintendenza, che aveva fatto l’esistenza di un vincolo specifico sulla struttura che in realtà non è mai esistito. E i nostri ‘tour’ romani da un Ministero all’altra sono stati quindi solo una perdita di tempo, perché alla fine la competenza non era governativa, ma della Soprintendenza in sede decentrata».
Scoperto l’arcano, tutto risolto?
«Una volta superato quel tipo di ostacolo, il cantiere e la fase operativa in generale sono stati tutti in discesa. Ma se pensiamo che l’incarico era stato affidato all’architetto Richard Meier e il taglio del nastro avviene ben 18 anni dopo, si può intuire che non ogni cosa sia filata liscia…».
Lei che giudizio ha dato dell’opera?
«A me il Meier è sempre piaciuto – ammette Neri – E possiamo pure dire che sia stato il marchio finale del sindaco Francesca Calvo, che era stata in qualche modo accusata di aver portato a termine una ricostruzione scolastica. In tal modo, invece, le cose sono indubitabilmente cambiate. Poi, per carità, può non piacere al 100 per cento degli alessandrini, ma è diventato in qualche modo il simbolo della nostra città».
E nel 2016 ha contribuito a non andare per la seconda volta a bagno…
«Sì, anche grazie a una serie di opere effettuato lungo il corso del fiume e decise attraverso il Piano di adeguamento idraulico fatto grazie al Ps45 e poi al Pai».
Il Ponte Tiziano è uno di questi tasselli?
«Il merito della costruzione di un secondo ponte vero come il Tiziano e non di un ponte provvisorio è dell’allora prefetto Vincenzo Gallitto, della Regione e di Ugo Cavallera, che fecero squadra tanto da far pervenire sul progetto un finanziamento da 13 miliardi di lire attraverso la Protezione civile».
In quel caso, intoppi non ce ne furono:
«Assolutamente – sottolinea Neri – In primis la politica, che non si mise di traverso accelerando le cose. Se pensiamo che sia il Tiziano che il nuovo ponte del quartiere Orti vennero avviati come progettazione nel 1997 e furono inaugurati il primo a dicembre 2001 e il secondo addirittura ad aprile 2001, si può ben intuire come possano essere andate le cose».
Non solo: come ricorda l’allora Ingegnere capo di Palazzo Rosso, «in quegli anni non solo realizzammo due ponti, ma anche l’argine sulla sponda sinistra, in precedenza inesistente. Un intervento che la Calvo aveva voluto prendere in concessione dal Magistrato per il Po, andando a realizzare il muraglione che si vede ancora oggi. Furono anni di grande fervore e di lavori, aiutati dall’esistenza di normative che lo permettevano. Attenzione, però: è sbagliato dire, come troppo spesso sento, che attualmente non si fa nulla. Andiamo a vedere i cantieri aperti o in divenire, ad esempio grazie ai fondi Por Fesr o Pnrr: il ripristino museale dell’ex chiesa di San Francesco all’ex ospedale militare o il Teatro Comunale ne sono la conferma.
Certo, se l’impegno in sé non vale ma conta solo l’inaugurazione, occorrerà qualche anno. Ma le cose stanno andando avanti. Avere leggi speciali aiuta, ma poi devi essere bravo a sfruttarle, perché il rischio è che di problemi ne sorgano altri. E, se pensiamo che noi l’anno successivo all’alluvione del 1994 portammo a termine oltre 100 e passa miliardi di lavori tutti a trattativa privata, e non arrivò neppure una lettera anonima, si capisce come vennero fatte le cose. Erano anni in cui operare nel pubblico non era semplice, quindi credo sia una nota di merito per quella Amministrazione e quelle squadre di lavoro aver ricostruito Alessandria senza perdere tempo».
Qualche anno dopo, però, qualcosa mise addirittura a rischio la tenuta stessa del ponte Tiziano. Era il febbraio del 2007 quando un incendio scoppiò in un cunicolo che percorre tutte le arcate della struttura. Un danno da oltre 2 milioni di euro causato, si scoprì, da un cortocircuito dovuto a un televisore collegato a un improvvisato impianto “attaccato” ai cavi elettrici del ponte stesso. Il tutto, in una delle piccole abitazioni abusive ricavate per evitare di trascorrere notti all’addiaccio.
«Quei cavi – ricorda l’assessore ai Lavori pubblici della Giunta Fabbio, Franco Trussi, che dovette fronteggiare l’emergenza – tengono di fatto in piedi il Tiziano. Così come l’arco svolge la sua funzione nel Meier, sono principi della fisica. Tre cordate d’acciaio, a causa del rogo, non erano più in grado di svolgere la loro funzione. Così, fu aperto un cantiere per la loro sostituzione. Ma non furono momenti semplici, anche perché all’epoca dall’altra parte c’era il Cittadella, mica il Meier».
© Copyright 2024 Alluvione1994.it